Un perfetto conosciuto- 1°parte

Riflessioni sulla nascita e sullo sviluppo dei tumori- A cura del Dr Paolo Fontana, Direttore Breast Unit

    • Istituto Oncologico del Mediterraneo
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“L’armonia invisibile è una sfera perfetta e incontaminata. Quella visibile, invece si deforma continuamente sotto il peso della realtà” (Eraclito)

In Il Gattopardo,1 Tommasi di Lampedusa racconta le trasformazioni economiche, sociali e politiche che avvengono in Sicilia nella fase di passaggio dal regno Borbonico all’Unità d’Italia e c’è un passo in cui Don Fabrizio, Principe di Salina, parlando dei Siciliani dice al cavaliere Aimone Chevalley: “i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti …”. Diversamente, potremmo definire l’essere perfetti del concetto di universale Sicilianità di Don Fabrizio, come qualunque cosa tu mi dica o che tu faccia, ogni tentativo di intromissione o di cambiamento, ogni cosa è cosi prevedibile che non c’è spazio per la creatività o la sorpresa, in altre parole raggiunta compiutezza, non c’è necessità di evoluzione.

Ma che cos’è la perfezione?

In generale possiamo affermare che l’essere umano è dotato di capacità di scelta e creatività, ma è imprevedibile e definito e la sua continua ricerca della perfezione, deriva dalla sua consapevole ambivalenza e incompletezza. La perfezione al contrario ha regole rigide che contradice questa natura “ciò che è fatto nel migliore dei modi possibili, tale che nel suo genere non si possa immaginare niente di meglio”.2 Eppure basti pensare al modo con cui si sviluppa il nostro organismo per poterla immaginare. Siamo corpi diversi, tuttavia fatti tutti dello stesso materiale. Tutti Noi all’inizio eravamo una singola cellula, da quella se ne sono formate migliaia che hanno costruito tessuti, organi, apparati e l’intero organismo. Fin dalle prime fasi dello sviluppo ogni cellula occupa il posto che le è stato assegnato, si riproduce e smette di farlo nel momento giusto sino a sacrificarsi con la morte quando rileva un qualsiasi errore che rappresenti un rischio per l’intero organismo, si differenzia ad eseguire compiti specifici e quando muore viene sostituita da fedeli copie di sé stessa, che ripetono sempre la stessa strada, anche se tutto ogni volta sembra nuovo. Questa è la vita, una divisione cellulare che si ripete milioni di volte al giorno in tutti i corpi umani, che rappresenta la base dello sviluppo di un organismo a partire da una singola cellula. L’idea della perfezione sta proprio nell’immaginare un sistema così complesso, cooperativo, regolato da segnali, messaggi e interazioni che permettono in qualsiasi situazione di mantenere uno stato di omeostasi, cioè un equilibrio dinamico fondamentale per la sopravvivenza.

Che cosa lo rende imperfetto?

La mancata raggiunta compiutezza, l’imprevedibilità, il rischio che qualcosa vada storto, in definitiva, l’incapacità di mantenere l’omeostasi.

Ma cosa fa una cellula tumorale di diverso da una normale?

La cellula cancerosa si riproduce rapidamente e continuamente, manifesta un comportamento antisociale, ignorando segnali e messaggi delle altre cellule, esegue azioni specifiche con efficienza e precisione, il suo obiettivo è completare un compito senza errori o deviazioni; il suo modo unilaterale di comunicare è perfetto, produce e interpreta i messaggi in base al suo programma. La sua specificità è la prevedibilità infinita, la sua capacità è superare ogni ostacolo, la sua caratteristica è invadere e crescere in tessuti che non le appartengono, il suo tendine di Achille è il caos genetico.

In un recente articolo A. Pellegrino un sociologo contemporaneo scrive: “Pregiudizi e stereotipi sono legati al processo di formazione dell’identità personale e sono collegati alla identità sociale che si forma con il processo di socializzazione.”3

La cellula tumorale presenta disturbi di identità e socializzazione. Il confronto è sicuramente azzardato e fuori luogo, io non voglio attribuire alla cellula cancerosa un suo carattere, un temperamento, o una propria personalità, le cellule tumorali non si inventano nessuna proprietà, sfruttano quelle presenti, non costruiscono nulla se non copie malformi della normalità, ma è indubbio che i termini identità e socializzazione sono quanto più adatti per aiutarci a capire che cosa spinge una cellula tumorale ad agire in questo modo. Il processo canceroso, una volta innescato, procede secondo il modello Darwiniano basato sulla selezione naturale e pressione selettiva, dove solo le cellule più adatte sono destinati a sopravvivere e a riprodursi in tessuti che non gli appartengono, ma dobbiamo prendere atto che sono proprio questi aspetti nel complesso, anche se non assoluti, che l’avvicinano alla perfezione, non il fine che ancora oggi non siamo in grado di codificare, non la forma, ma la sostanza, o semplicemente il modo irrazionale, ma perfetto con cui completa il suo programma, “ciò che è fatto nel migliore dei modi possibili, tale che nel suo genere non si possa immaginare niente di meglio”.

Negli anni settanta del secolo scorso, gli scienziati si resero conto che i tumori originavano da cellule normali in cui i geni che regolano alcuni aspetti della vita cellulare hanno subito una mutazione. Nelle cellule normali questi geni controllano la crescita e la riproduzione, il metabolismo, la comunicazione e la morte cellulare. Tutti questi tratti come abbiamo visto sono sregolati nelle cellule tumorali.

Il cancro è dunque una malattia genetica dove le mutazioni che la determinano possono essere già presenti alla nascita oppure intervenire durante la vita. In un documento del National Research Council pubblicato nel 1988, riguardo il Progetto Genoma Umano, in una stima sul futuro della genetica, si legge … nelle sequenze del DNA, sono codificati i determinanti essenziali di quelle capacità mentali- apprendimento, linguaggio, memoria-indispensabili per la cultura umana. Nella stessa sequenza sono codificate anche le mutazioni e le variazioni che causano o aumentano la suscettibilità a molte malattie responsabili di tanta sofferenza umana.4

  • 1) Giuseppe Tommasi di Lampedusa, Il Gattopardo, edizioni la biblioteca di repubblica, pag.148
  • 2) Treccani, definizione di perfetto
  • 3) Alberto Pellegrino, Bollettino della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica della Marche, N° 3, 2020
  • 4) Il Gene Il viaggio dell’uomo al centro della vita di Siddharta Mukherjee, pubblicato in edizione italiana da Mondadori, 2016

 

Testo a cura del Dr. Paolo fontana Direttore Breast Unit Nicoletta Zorzan IOM, istituto Oncologico del Mediterraneo Viagrande di Catania

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